Carissimi,
al teatro Argentina di Roma il prossimo 23 settembre ci sarà uno spettacolo dei Dervisci di Konya (di seguito trovate tutte le indicazioni). Può essere una bella occasione per affacciarsi alla conoscenza della sapienza musulmana e riscoprire l'importanza di un dialogo fraterno e di pace.
Un caro saluto
Finestra per il Medio Oriente
 

INVITO ALL’AMATO

23 settembre 2014

 

DIALOGHI E DANZE CON I DERVISCI DI KONYA

Teatro Argentina

orario spettacolo
ore 21.00

biglietti
10,00 €

CONCERTO E DANZA RITUALE

L’eredità spirituale e sapienziale del maestro sufi Rumi, ritrasmessa senza interruzioni fino al suo ventiduesimo discendente diretto, vive ancora nei dervisci di Konya. L’UNESCO ha riconosciuto tale eredità, custodita dalla International Mevlana Foundation, quale “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’Umanità”. Un gruppo di venti artisti tra musicisti e danzatori propongono la loro cerimonia danzante al pubblico di Roma. Autorità civili e religiose della città introdurranno la serata con messaggi di pace e di impegno istituzionale. Si tratta di un’occasione per aprirsi al dialogo con il mondo musulmano e con quella saggezza che oltrepassa i confini dello spazio e del tempo. La finalità dell’incontro è di riportare l’attenzione sull’Amore di Dio e sull’amore per il prossimo tramite l’arte e la musica. In questi tempi di tragiche violenze e persecuzioni è infatti necessario preservare l’autenticità e l’importanza della vocazione spirituale, del dialogo fraterno e della pace interiore nelle tre religioni che si rifanno al monoteismo di Abramo.

Le voci dell'islam contro l'estremismo
1 settembre 2014



Intrecci politici e militari, spesso opachi, hanno consentito ai militanti estremisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (oggi identificati con la sigla Is) di occupare parte della Siria e dell’Iraq con l’obiettivo dichiarato di fondare un Califfato compiendo stragi, soprattutto tra le minoranze non islamiche (cristiani, yazidi e altri) e tra gli stessi musulmani. Tuttavia molte voci nell’islam sunnita si sono levate contro l’Is, anche se non sempre messe in risalto dai media, non solo in Occidente, ma anche in Paesi musulmani più conservatori.

Tra questi spicca il Gran muftì dell’Arabia Saudita, lo sceicco Abdulaziz Al sl-Sheikh, che il 19 agosto ha definito sia l’Is sia al Qaeda «nemici numero uno dell’Islam» e non appartenenti in alcun modo alla fede comune. La corrente wahabita che sostiene il regime saudita condivide alcune posizioni dottrinali dei terroristi, ma respinge i metodi violenti e il pericolo di destabilizzazione che rappresentano. Si ritiene che molti sauditi si siano uniti ai ribelli in Siria e Iraq e non è chiaro quanto la posizione dei religiosi wahabiti possa influenzare le loro scelte.

Anche importanti autorità dei principali Paesi dell’area hanno condannato le stragi, a partire dal Gran muftì di al-Azhar, Egitto, Shawqi Allam, che ha denunciato l’Is come una minaccia per l’islam. Il responsabile degli Affari religiosi in Turchia, Mehmet Görmez, ha affermato che: «La dichiarazione fatta contro i cristiani è veramente terribile. Gli studiosi islamici hanno bisogno di concentrarsi su questo perché l’incapacità di sostenere pacificamente altre fedi e culture annuncia il collasso di una civiltà».

Sul piano ufficiale, sia l’Organizzazione per la cooperazione islamica, che riunisce 57 Paesi, sia la Lega araba, si sono espresse contro i crimini commessi nelle scorse settimane in Iraq, parlando esplicitamente in difesa delle minoranze cristiane e degli yazidi. E inoltre non sono mancate le condanne da parte delle autorità delle comunità islamiche negli Usa, in Gran Bretagna e Francia, specialmente dopo l’assassinio del giornalista James Foley.

Chiara ed esplicita è la posizione dei musulmani in Italia. A fronte di una quarantina di mujaheddin di provenienza italiana partiti per la jihad in Siria e Iraq, persone di cui ha ampiamente parlato la stampa in questi giorni, in un appello del 12 agosto contro le guerre, l’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche d’Italia che raggruppano 1,2 milioni di fedeli, ricorda che «il rispetto e la protezione della Gente del Libro (i cristiani e gli ebrei) e, in generale di tutte le popolazioni che vivono in un Paese o territorio governato dai musulmani è un dovere ineludibile di qualunque potere che si richiami all’Islam». L’Ucoii aggiunge che quando una forza che affigge insegne islamiche viola tutte le regole morali del conflitto, non può essere giustificata o sostenuta da alcuna referenza religiosa.

Davide Piccardo, responsabile del Coordinamento associazioni islamiche di Milano (Caim) conferma a Popoli.info la posizione dei musulmani nel nostro Paese: «Quanto sta accedendo in queste settimane in Siria e in Iraq, per effetto dell’avanzata dell’Isis, sono aberrazioni. In questo frangente noi siamo non solo con i cristiani iracheni e siriani, ma con tutte le minoranze religiose vittime della violenza».

I musulmani italiani ricordano che anche 16 ulema sunniti di confraternite sufi di Mosul sono rimasti vittime dei fanatici dell’Is così come gli imam di alcune grandi moschee, mentre altri musulmani, tra cui i peshmerga curdi, fanno fronte all’avanzata degli estremisti. 

Francesco Pistocchini
© FCSF – Popoli

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