MEDIO ORIENTE INCONTRO DI FEDI

Perché chiamare INCONTRO DI FEDI un calendario quando in realtà il Medio Oriente è troppo spesso un luogo di SCONTRO di fedi, di popoli, di etnie, di culture, di nazioni? Per tre motivi:

Perché vuole essere un invito a “incontrarsi” proprio con coloro con cui, eventualmente, siamo portati mentalmente a “scontrarci”, ad ignorarci o a guardarci con sospetto. Un invito rivolto a tutti: musulmani, ebrei, cristiani. Conoscere è l'inizio per sapere, sapere è l'inizio per capire, capire è l'inizio per parlarsi. Parlarsi è la possibilità di testimoniarsi a vicenda ciò che si porta nella mente e nel cuore, perché ognuno possa cercare con libertà la verità, la luce, il bene e lasciare ad altri la stessa libertà. Non siamo chiamati a condividere ma a parlarci con rispetto: con la forza delle proprie convinzioni, non con la forza dell'imposizione o del disprezzo. La verità è abbastanza attraente da essere desiderabile per sé stessa e abbastanza forte da farsi strada da sé. Chi la impone non le crede e si sostituisce ad essa. È Dio che converte, gli uomini devono lasciargli le porte aperte e accendere davanti ad esse la luce della propria testimonianza.

Vuole essere un desiderio e un augurio che questo accada. Motivi di grave pessimismo non mancano. Ma la speranza ha una forza che viene dalla fiducia che il cuore umano, nonostante le sue malattie, è fatto per incontrarsi non per scontrarsi. La speranza ha una forza che viene da Dio che lavora instancabilmente e profonde la sua grazia di illuminazione, di riconciliazione e di conversione.

Vuole essere una preghiera che sale a Dio: «Padre, che si compia, per tua grazia, ciò che tu dicesti per mezzo del profeta: “Trasformeranno le loro lance in falci, le loro spade in vomeri. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra... perché la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare” (Isaia 2,4 e 11,6-9).

E l'altra preghiera su Gerusalemme: “Di te si dicono cose stupende città di Dio... Tutti là [cioè a Gerusalemme] sono nati. Il Signore scriverà sul libro dei popoli: là costui è nato” (salmo 87,3.5)».

Questo calendario vuole essere un aiuto ad affacciarsi con rispetto alla fede dell'altro attraverso le feste che ne scandiscono i ritmi e gli eventi, un invito ad accogliere la preghiera dell'altro così come Dio accoglie le preghiere che salgono a Lui da ogni angolo della terra. Sarà Lui a purificarle e a farne un'unica corona di gloria per sé.

Continuiamo a segnalare (per ora solo per la Turchia, il Libano e la Siria) anche le principali festività civili delle nazioni e dei popoli del medio oriente. È un modo per conoscerne la storia. Purtroppo spesso si festeggiano guerre, scontri, rivoluzioni. Glorie e vergogne, grida di vittoria o di pianto si accavallano. Come ci sono le grandezze e i peccati personali, così ci sono le grandezze e i peccati dei popoli. Riconoscerli e giudicarli non è facile, perdonarsi ancora meno. Ma anche questo bisogna aiutarsi a fare, rileggendo con umiltà (a volte con giusto orgoglio a volte con rossore) il proprio passato.

Buon anno allora! Un anno per accogliere tanti giorni quanti Dio ce ne vorrà dare. Un anno per sfogliare il nostro tempo come un tempo di grazia (cosa mi darai Signore? «.. .nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia...») e un tempo di risposta (cosa ti darò io Signore? «.. .nella luce e nelle tenebre, nella santità e nel peccato...»}. Un anno per attraversare la storia degli uomini come Gesù, che «passò in mezzo a noi beneficando e sanando tutti». Un anno per avvicinarci di più all'eternità vivendo ogni giorno come se fosse l'ultimo, prima di riconsegnare a Dio i! tempo, la vita, i luoghi e le persone che ci ha affidato.

Per ogni mese sono riportati piccoli brani di tre autori spirituali del Medio Oriente: HILLEL per l'ebraismo, ISACCO DI NINIVE per l'Oriente cristiano, YUNUS EMRE per l'islamismo.

Riportiamo per ognuno di essi poche essenziali notizie.

HILLEL, nato in Mesopotamia verso il 70 avanti Cristo e morto a Gerusalemme verso il 10 dopo Cristo, è fondatore di una scuola di pensiero e di spiritualità di grande importanza nella formazione del Talmud, cioè la raccolta di leggi, di commenti e di riflessioni sulla Torah, la legge data da Dio a Mosè. ISACCO DI NINIVE, anche lui della Mesopotamia, è un autore spirituale siro del VII secolo. Visse prima da monaco, poi fu eletto vescovo di Ninive. Dopo pochi mesi tornò alla vita monastica ed eremitica, divenendo maestro nella vita cristiana e nella ricerca, come lui la chiamava, dell'“ebbrezza di Dio”. YUNUS EMRE è nato e vissuto in Turchia nel XIII secolo. Le sue poesie sono tutte pervase da un profondo amore per Dio. I suoi versi continuano ad ispirare folle di innamorati di Dio nell'Islam.

L'accostamento di questi autori non vuole essere un “minestrone” per affogare le diversità e costruire forzosamente un'unità che viene solo da Dio. Vuole essere un atto di “meraviglia” di come Dio si ricavi un posto nel cuore dei suoi figli e una constatazione che, come diceva S. Pietro, «chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto». E aggiungeva, a chi lo rimproverava: «se lo Spinto Santo è sceso in loro come era sceso in noi, chi sono io per porre impedimento a Dio?» (Atti degli apostoli 10,34 e I 1, 17).

LE FOTOGRAFIE Per ogni mese ci sono foto di bambini di alcune nazioni del medio oriente. Sono patrimonio comune, dono di Dio per tutti, chiamata a farci come loro. Sono i più colpiti dall'odio, ma i primi a gioire per l'amore.

 

TURCHIA

Crocevia di fedi

Un calendario è un viaggio lungo un anno e con questo calendario, vogliamo favorire un viaggio "spirituale" nel cuore di popoli lontani. Mi verrebbe da dire, come Dio a Mosè: «togliti i sandali, perchè la terra su cui stai è terra santa». E' un viaggio quindi da fare con umiltà e rispetto, con semplicità e stupore, con discrezione e attenzione: un pellegrinaggio vero e proprio». Ogni popolo è una terra di Dio. Lo scopo di questo calendario non è di appagare una semplice "curiosità intellettuale" (sapere cosa festeggiano gli altri) ma di favorire le "ragioni del cuore'": cioè la conoscenza, la stima, l'amore per quanto si muove nei vari e vasti mondi religiosi dell'area geografica mediorientale. "Com-prendere" vuol dire "prendere con tutta l'anima", che non significa condividere o mescolare tutto in un insieme indistinto. Vuol dire raccogliere, esaminare, scoprire, imparare. Solo così si può offrire ciò che è proprio perché l'altro, a sua volta, accolga, capisca, scopra, impari. E' uno scambio di doni per una ricerca più profonda e più libera della verità. Dio, come diceva san Paolo, non è lontano da ciascuno di noi: in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. Un calendario è come un viaggio in Dio, nel quale un popolo vive, si muove, esiste, festeggia. Dio è infinitamente di più: ma le sue briciole vanno raccolte. Hanno un sapore di lui, anche se portano tracce dell'umana fragilità e del procedere oscuro del cuore umano.

Soprattutto in medio oriente questo è importante: lì dove Dio si è rivelato aprendo la sua porta sull'uomo, è importarne che gli uomini aprano finestre l'uno sull'altro per affacciarsi, guardare e proseguire con cuore libero e pacificato la ricerca della luce, fino al giorno in cui il calendario terreno si fermerà ed entreremo nel calendario eterno della festa di Dio.

«La luce dell'Oriente ha illuminato la chiesa universale sin da quando è apparso su di noi "un Sole che sorge", Gesù Cristo nostro Signore, che tutti i cristiani invocano quale Redentore dell'uomo e speranza del mondo... Poichè crediamo che la venerabile e antica tradizione delle chiese orientali sia parte integrante del patrimonio della chiesa di Cristo, la prima necessità per i cattolici è di conoscerla per potersene nutrire e favorire, nel modo possibile a ciascuno, il processo dell'unità. I nostri fratelli orientali cattolici sono ben coscienti di essere i portatori viventi, insieme con i fratelli ortodossi, di questa tradizione. E' necessario che anche i figli della chiesa cattolica di tradizione latina possano conoscere in pienezza questo tesoro e sentire così, insieme con il Papa, la passione perchè sia restituita alla chiesa ed al mondo la piena manifestazione della cattolicità della chiesa, espressa non da una sola tradizione, nè tanto meno da una comunità contro l'altra».

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